Chissà perchè Tsipras non ci mostra il culetto

post del 5 maggio 2014

 

Paola Bacchiddu, responsabile della comunicazione per la lista Tsipras, ha postato pochi giorni fa sulla sua pagina facebook questa foto col seguente commento: Ciao. E’ iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate L’altra Europa con Tsipras.

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Il tam tam mediatico, chiaramente, non si è fatto attendere, con lo zampino dei giornali italiani che amano montare “il caso” ogni qualvolta vi sia qualcosa di “succulento” su cui buttarsi, soprattutto poiché trattasi di fondoschiena femminile.

Puntuali sono arrivate le critiche. Moltissime persone si sono schierate contro l’iniziativa della responsabile della comunicazione della lista Tsipras, di cui fanno parte anche due donne che da sempre si occupano di “genere” e comunicazione mediatica, Loredana Lipperini e Lorella Zanardo.

Paola Bacchiddu è stata accusata di essere una “vergogna per le donne” per aver postato una foto in costume da bagno sulla sua pagina facebook, in risposta alla quale viene asserito che la politica è una cosa seria, per la quale vanno mostrate altre competenze che siano slegate dall’avvenenza fisica.

Di segno opposto, invece, la reazione di molte sostenitrici e molti sostenitori, che hanno seguito il gesto della giornalista appoggiando l’iniziativa e postando a loro volta fotografie in cui compaiono seminudi, intendi a mostrare parti del corpo, rompendo così, per alcuni commentatori, “il tabù della comunicazione di sinistra”

Inoltre, in rete, sono partite alcune campagne contro il “suorismo” col quale, si dice, molto spesso viene confuso il femminismo, ribadendo che spogliarsi è libertà e ricordando che “il corpo è mio e me lo gestisco io”.

In tutto questo “battibecco” virtuale, però, persi dietro a gridare al presunto “scandalo” per una foto in costume al mare, da una parte, e al “moralismo” di una certa sinistra e di alcune femministe, dall’altra, si è perso il vero senso della decisione di Paola, come invece ci spiega l’Espresso:

Venerdì scorso, esasperata, Paola mi fa: basta, in questo Paese e con questo sistema mediatico, l’unico modo per finire sui giornali è mostrare le tette o il culo. Di tette sono scarsa, domani mostro il culo.

Pensavo che scherzasse.

Invece l’ha fatto.

Un’innocentissima foto delle vacanze, s’intende, ma l’ha fatto.

Ha fatto bene? Ha fatto male?

Non so, decidete voi. Purché sia chiaro il contesto.

Purché sia chiaro cioè che la sua è stata una consapevole, deliberata e incazzata decisione: determinata dall’esasperazione di non vedere alcun frutto del lavoro faticosissimo che stava facendo, andando a sbattere ogni giorno contro il muro di silenzio dei media.

E purché si veda quel ch’è successo dopo, e cioè che con una foto delle vacanze – una banalissima foto delle vacanze – Paola è riuscita a ottenere molto più spazio di quanto aveva conquistato pubblicando centinaia di notizie, analisi, video, infografiche e interviste sull’austerità, sul fiscal compact, sull’aumento della forbice sociale, sul programma della lista Tsipras e sulle idee di Barbara Spinelli.

Nei media italiani, ancora nel 2014 e dopo tutto quello che si è detto e fatto per andare un po’ avanti, continua a essere infinitamente più potente un culo.

Forse, viene da dire, perché sono i media a essere fatti col medesimo.

Queste le motivazioni dichiarate dalla giornalista Paola Bacchiddu, che l’hanno portata a postare la foto: la mancanza di visibilità mediatica e la denuncia di un Paese e di un sistema mediatico in cui fa più notizia e rende di più “un culo” dell’impegno giornaliero. Non l’intento di combattere il “moralismo bacchettone” o la necessità di affermare la libertà di fare ciò che si crede col proprio corpo.

Fa sorridere, però, che a parlare di media italiani fatti col culo sia proprio l’Espresso, che sulla crisi aveva preso una posizione rilevante sul tema “Grecia e Natiche”.

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La ricerca di visibilità come si coniuga con l’atto di  “denuncia”?

Il gesto necessita sicuramente di un’analisi lucida e non di semplificazioni. E il moralismo in questo caso non c’entra nulla. Come non c’entra nulla il tabù sulla comunicazione di sinistra.

Poiché la scelta della giornalista è deliberata e non va criticata aprioristicamente, ma apre comunque a qualche domanda.

Perchè qui stiamo parlando di quella politica che pretende di trattare di austerity, di disoccupazione, di reddito e questioni di genere.
Perché la politica pesa sulla vita di tutte e di tutti, e non è una frase fatta.

Perché siamo già abituat* a vedere tutti i giorni donne che fanno un lavoro che col culo non c’entra niente che scelgono, però, di mostrare il loro aspetto fisico e di mostrarcelo disponibile, sensuale, non di certo per rompere qualche tabù.

Sembra una scelta dettata invece dal fatto che ormai per sentirsi una “vincente” una donna che faccia politica o la campionessa olimpica o la giornalista vuole vedersi nuda e suadente, conforme allo sguardo che ha ormai interiorizzato, uno sguardo maschile che magari poi dirà “non la voto, ma ha un bel culo”.

Non è nemmeno la prima volta che un culo ci spinge ad andare a votare, c’era già quello di Milly D’Abbraccio per il Partito Socialista, c’era quello di profilo con le gambe nude e i tacchi alti di una donna che nemmeno si candidava sui manifesti di Fabrizio D’Addario, per la Regione Puglia.

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E come dimenticare la locandina della festa del PD con lo slogan “Cambia il vento” che rappresentava le gambe di una donna scoperte da una ventata che sollevava la gonna?

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O l’”Unità” con il suo sedere in minigonna?

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Dove starebbero, dunque, la tanto decantata ironia e originalità di questa azione?

“Con ogni mezzo” alla ricerca di visibilità.
Ma con questa foto a quanti avrà comunicato il programma della Lista Tsipras o le idee di Barbara Spinelli?

Questo corpo, questo sedere non contengono alcun messaggio, non hanno un contenuto, sono solo feticci, specchietti per le allodole, un sistema per  richiamare l’attenzione, peraltro restando nei canoni di una bellezza che di rivoluzionario non ha nulla. Si tratta di un classico esempio di “Patriarchal bargain”, ovvero quel “Contratto col patriarcato” che punta a manipolare il sistema vigente (il patriarcato appunto), per trarne il massimo del vantaggio, ma senza sovvertirne le regole.

Se questa fosse una donna di destra, l’autodeterminazione non la avremmo nemmeno sentita nominare.
E noi non saremmo d’accordo, come non accettiamo gli insulti e lo stigma che la rete riserva anche a Bacchiddu e alla sua trovata, perché la sua foto in costume non rappresenta certo la rovina del genere femminile, come a molt* piace gridare.
Invece questa è una donna di sinistra che, siccome i media non parlano del suo partito, decide di farci vedere il culo per ottenere visibilità.
La cantonata è pensarla una trovata rivoluzionaria.

La visibilità privata di contenuti, sembra pubblicità. E con quella posa e questo intento, lo è.
Quello di Bacchiddu sembra uno delle migliaia di corpi di donne seminudi e provocanti, che girate di spalle ci ammiccano per venderci qualsiasi cosa, ora anche un partito di sinistra.

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E’ riuscita la giornalista con questa azione ad ottenere quello che voleva, data l’attenzione mediatica? E’ questa la reazione a cui Paola Bacchiddu aspirava? O forse dovremmo prenderlo come un “esperimento sociologico”?

Una cosa è certa, in Italia un culo fa più notizia dei discorsi politici.

A noi i corpi nudi piacciono se liberati, non se messi in mostra per venderci qualcosa.
Ci piacciono quando sono rivoluzionari, quando dicono qualcosa oltre ad attirare l’attenzione dei beceri media italiani.
Gli stessi che con il culo, ci vendono qualsiasi cosa: dai risultati delle partite di beach volley al matrimonio dei reali inglesi.
Facile accusare chi critica l’iniziativa di Bacchiddu gridando al femminismo bigotto e al suorismo moralista.
In realtà la foto in questione è esattamente quello di cui i media si cibano ogni giorno. Sarà forse questo un conformismo un po’ ambiguo?

Fosse stata un uomo avrebbe usato lo stesso mezzo e con lo stesso successo?

Molto probabilmente no, tanto che, come detto finora, non ci sono uomini che si siano denudati per il proprio partito.
Ci chiediamo: perchè Tsipras non ci mostra il culetto?

Ancora lì a fare comizi, manifestazioni, talk show, che antiquato. Sfruttasse il suo fisico scolpito. Ci facesse vedere il culo!
Sicuramente l’Espresso gli dedicherebbe la copertina.

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