A proposito di aborto, giova ricordare

In riferimento a questo immondo cartellone di cui abbiamo parlato velocemente sulla nostra pagina FB e che sembra essere stato rimosso, ci tenevo a condividere qualche riflessione in tema di interruzione volontaria di gravidanza.

Mi sembra cruciale, vista la disinformazione che c’è in giro e che anche siti come Provita e Famiglia continuano a fare con i loro manifesti e le loro campagne.

La pillola abortiva di cui parlano è la RU 486,  certamente né la cosiddetta “pillola del giorno dopo” o “dei cinque giorni dopo”.

E’ importante sottolinearlo, perché questa immagine che lede profondamente la dignità femminile, suggerisce che una donna incinta che voglia ricorrere all’aborto farmacologico possa andare tranquillamente in farmacia e acquistare la pillola, per assumerla a casa sua, in segreto.

La RU 486, invece, si assume in ambulatorio, in day – hospital o in regime di ricovero ospedaliero. Colui o colei che può decidere se una donna gravida possa abortire utilizzando il farmaco è un medico (o una medica), dopo una visita, dopo alcuni esami eseguiti, dopo aver preso conoscenza della storia della donna, relativamente alla sua salute.

La pillola NON si assume a casa, una volta essersi sottoposte a visita medica, ma in una struttura adeguata, anche in questo caso, è a discrezione del/la dottore/dottoressa decidere dove sia meglio che la donna assuma la RU 486, questo perché, essendo l’interruzione volontaria di gravidanza, comunque, una procedura diversa dal farsi passare un attacco di emicrania, la donna non può decidere da sé se preferire un day hospital o un ricovero.

In altri Paesi europei si somministra questa pillola fino alle 9 settimane di gestazione in regime di day hospital o ambulatoriale da moltissimi anni e non risulta che ci sia stato un incremento di donne morte “per avvelenamento”, l’Italia si è solo adeguata, con ritardo, agli standard di questi altri Paesi, dopo, comunque, oltre 10 anni che questa pillola veniva somministrata in regime di ricovero (con, però, l’escamotage messo in atto da molte donne, di firmare per le dimissioni anticipate).

Mi è capitato alcune volte di discutere con alcuni di questi misogini antiabortisti e, tempo fa avevo anche dedicato loro un post. Cito:

Fioccano articoli, post e riflessioni che manipolano il concetto di femminicidio, mescolandolo con l’aborto: se “selettivo”, non evidenziando come l’aborto di feti femmine sia, di fatto, un macroscopico esempio di come essere femmina significhi ancora troppo spesso e in troppe parti del mondo vivere in una condizione di inferiorità, rifiuto, ma piuttosto per  ribadire che l’aborto in sé e per sé sia un male, da vietare, negare, rendere vietato ovunque (esempi: QUI , QUI, in cui la morte di donne seguente ad aborti male eseguiti, viene definita “Femminicidio”, in modo del tutto improprio).

Insomma, questa stampa, e le persone che fanno parte del target di riferimento, si accostano alla tematica della violenza contro le donne, soltanto quando le donne scelgono di abortire, indicando come il rifiuto della gravidanza sia qualcosa che nuoce alle donne, sia madri, sia feti e che questa sia sostanzialmente l’unica forma di violenza di genere da combattere.

Sui diari delle associazioni “No choice” e dei loro adepti (e delle loro adepte!), ormai la narrazione dominante è che “la donna che sceglie di abortire” in realtà non sceglie affatto, in quanto è ingannata dalla retorica dominante che descrive l’aborto come qualcosa di semplice e senza strascichi invece che come qualcosa che nuoce gravemente alla sua salute psicologica ma anche fisica. Sono, le donne che esercitano legittimamente una scelta prevista da una legge dello Stato, delle poverette ingenue, delle “Biancaneve” che accettano la mela avvelenata (in questo caso la RU 486, ma in generale l’aborto volontario in sé e per sé) perché dei ciarlatani, delle streghe cattive le hanno convinte che sia il bene per loro, mentre invece è il male.

Perdonatemi se vi propino questa sorta di fanatico delirio, proveniente appunto dal diario FB di una di queste “zelanti” benefattrici fanatiche, salvatrici delle Biancaneve ingannate di oggi e di domani. Delirio messo on line nella “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, il 25 novembre appena passato.

Se avete avuto la pazienza, la forza di sopportazione di arrivare fino alla fine, se non vi è venuto il latte alle ginocchia e/o la voglia di conoscere questo fenomeno di donna (giovane, peraltro) per capire se esista veramente o se si tratti di una specie aliena, vi invito ad osservare il capolavoro di manipolazione e falsificazione compiuto e che ha trovato una rappresentazione grafica nel manifesto rimosso.

L’altra sera, invece, con crescente orrore, ho assistito ad una conferenza via web mandata in onda dal dipartimento Pari Opportunità (!!!) di un Comune in Provincia di Brescia che parlava, appunto, di interruzione volontaria di gravidanza e in cui i relatori, tanto per iniziare male, erano 3 uomini.

Il titolo era questo: “Vergine Madre…Mistero, coraggio e libertà di un Si”, giusto per colorare di patriarcato ancora un po’ l’evento.

Tra i commenti che il pubblico mandava durante la diretta, spunta, per fortuna questo:

Incredibilmente, la conversazione è continuata e vi assicuro che le interlocutrici erano TUTTE DONNE.

Ma neanche di fronte a questo sensato commento, le zelanti “serve del patriarcato” si rassegnano:

Questi discorsi fanno orrore. Se un padre, anche bravo, avesse lo stesso ruolo delle madri, in caso di disaccordo sul portare a termine la gravidanza, chi sarebbe titolato a decidere? Un giudice esterno? E intanto passerebbero le settimane. E perché dovrebbe essere un giudice esterno o un uomo a decidere in tema di interruzione volontaria di gravidanza?

Tempo fa, la nostra pagina FB ha visto l’arrivo a frotte di un buon numero di maschilisti e misogini che rivendicavano “diritti riproduttivi” per gli uomini, ovvero la possibilità di decidere, come le donne, se diventare padri o meno.

Ci rendiamo conto del male che fanno alle donne i manifesti come quello in apertura e ogni maledetto evento in cui si mette in discussione, da parte di relatori e pubblico la titolarità femminile di decidere se portare a termine una gravidanza o meno?

Attenzione, perché anche molte donne fanno gli stessi ragionamenti di questi maschilisti:
“se non possiamo vietare ad una donna la scelta di interrompere o meno una gravidanza, anche gli uomini devono avere la possibilità di rinunciare alla paternità, in caso non vogliano un figlio, o di costringere una donna a partorire, portandole via, a parto avvenuto, il bambino che lei non voleva e lui sì”. Sono discorsi violenti che ripristinano la patria potestà sui figli che sarebbero oggetti che un uomo può decidere liberamente se abbandonare al loro destino o, addirittura, sottrarli alle madri.

Perché un uomo NON può avere “diritti riproduttivi” intesi in tal senso? (Mi sembra allucinante persino doverlo spiegare)

  1. Perché non sono il suo corpo, la sua vita, la sua salute, il suo futuro che vengono coinvolti in una gravidanza, in un parto, in un puerperio e in un allattamento. Non è lui che vede compromesse le sue possibilità di lavorare o di fare carriera quando nasce un figlio o una figlia;
  2. perché nemmeno la mamma ha potere di scelta illimitata: quando passano le 12 settimane di gestazione, la legge riconosce come prevalente il diritto di nascere del bambino o della bambina, rispetto alla scelta e alla volontà materna (salvo eccezioni gravissime);
  3. quindi, quando si superano le 12 settimane di gestazione, l’interesse che prevale è quello della nuova creatura che deve nascere che certamente non ha alcun interesse ad essere abbandonata da un padre che non vuole occuparsi di lei o di essere strappata a forza dalla donna che l’ha portata in grembo per essere affidata a chi ha obbligato la donna stessa a portare a termine la gravidanza

E’ nostro dovere non permettere che simili, aberranti idee, manifesti, discussioni, possano avere una reale incidenza nella vita, nelle scelte e nella condizione delle donne, dalle più giovani alle più anziane.

Mala tempora currunt, sed peiora parantur.

Vi lancio un’idea: vi va di raccontarci storie di interruzioni di gravidanza scelte con consapevolezza e che non hanno fatto di voi delle povere derelitte o delle Biancaneve ingannate e uccise se non fisicamente, nello spirito?