4 buoni motivi per guardare Orange is the new Black

Il 12 giugno, per tutti gli-le amanti di Orange is the new black, è stato un giorno davvero meraviglioso: su Netflix, sito di streaming a pagamento, sono state pubblicate le 13 puntate della terza e nuova serie.

Scritto e diretta da Jenji Kohan, ispirata alla storia vera di Piper Kerman —che ha raccontato la sua esperienza dietro le sbarre nel libro “Orange Is the New Black: My Year in a Women’s Prison“– Orange is the new black è una serie ambientata in un carcere federale femminile che vede come protagonista Piper Chapman.
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Piper è una trentenne newyorkese bianca, bionda e medio borghese dall’apparente vita perfetta, ha una sua ditta di saponi artigianali ed è fidanzata con Larry. Una vita quasi perfetta. Quasi. Sì perché il passato di Piper ha inevitabilmente bussato alla sua porta ricordandole di avere un debito con la giustizia e di dover scontare 15 mesi a Litchfield per aver trasportato, dieci anni prima degli eventi narrati, una valigia piena di soldi di provenienza illecita per Alex Vause –la sua ex ragazza e una narcotrafficante di fama internazionale.
In una realtà conosciuta finora solo su libri e quotidiani e dalla perfetta vita borghese, Piper, viene catapulata, da un giorno all’altro, in una realtà totalmente diversa, venendo a contatto con donne di ogni età, razza ed estrazione sociale.

Le prime puntate, della prima serie, sono particolarmente incentrate sulla vita di Piper, sui suoi drammi, su quelle certezze che si era costruita nel corso di quei dieci anni e che vede man mano sbriciolarsi perché mentre lei è rinchiusa a Litchfield, mentre sgomita per tentare di non farsi sopraffare dalle dinamiche del carcere, fuori, il mondo, e le persone che facevano parte del suo mondo, continuano comunque a condurre normalmente le loro vite; ma, fondamentalmente, tutto cambia perché il carcere, in un modo o nell’altro, ti cambia.
Nel corso delle puntate saranno tante le storie che si intrecciano in OITNB, storie di sofferenze, abusi, vite ai margini, droga, ma anche amore, amicizia e rivalsa.
La solitudine, quasi più della detenzione, è il peggior nemico di queste donne e in un modo o nell’altro tenteranno di arginarla alternando odio a amore verso le altre, sesso a grandi amicizie che nascono, si distruggono e poi rinascono.
Ci sono vari motivi per cui Orange is the new black è una grande serie, soprattutto se cercate una serialità originale, politicamente scorretta ma intelligente e dal punto di vista mai discriminatorio.
Eccone alcuni.
1. Laverne Cox.
Per la prima volta, in OITNB, una delle protagoniste è un’afro americana transgender (Laverne Cox) che nella flash340602timeserie interpreta Sophia Burset– un ruolo di primo piano, ma soprattutto una rappresentazione non stereotipata della trasgender stessa. 
Sophia è un ex vigile del fuoco, sposata con un figlio, finita dentro per una frode con carte di credito, tutti i giorni deve fare i conti con un sistema carcerario che non si cura delle necessità delle detenute –men che meno delle detenute che hanno necessità mediche specifiche come lei.
Grazie a Sophia Burset, Laverne Cox è diventata una icona transgender, un modello per tanti e tante che intraprendono il suo stesso percorso e che finalmente si vedono rappresentati in un contesto, quello della narrazione televisiva che, più di altri, si è spesso arginato su posizioni molto tradizionali, tra le belle bionde e i maschi coraggiosi. OITNB la bionda la sbatte in carcere e ne evidenza le fragilità e la poca prontezza e rapportarsi col “mondo reale” che non ha mai incontrato prima.
 E il maschione coraggioso, beh, quello fortunatamente proprio non c’è.
Laverne ha avuto tale risalto mediatico e tale è stata la sua influenza positiva sul suo pubblico da aver anche giovanissime fan: una bambina le ha infatti fatto visita a un incontro coi fan andandole incontro dicendo:

“Ciao, sono M. Sono trans”

E Laverne l’ha abbracciata, suggerendole che “Remember, honey, transgender is beautiful

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2. Ridiamoci su. 
Pur avendo temi e storie anche dolorosi, non aspettatevi una tragedia strappalacrime.
Il tono dramedy, una via di mezzo dolceamara tra dramma e commedia, ci risparmia retorica e proclami, lasciando posto all’ironia e al passo sarcastico di un gruppo di donne coraggiose, ribelli, sfortunate eppure capaci sempre di ritrovare la forza di rialzarsi.

 

A metà strada tra il drama e la comedy, lo stile di Orange is the new black è irriverente, le situazioni vengono narrate senza mai cadere nel melenso, ci sono momenti delicati e tristi e poi si alternano momenti dissacranti e sarcastici, dove le protagoniste ridono e riescono a far ridere di gusto dei propri drammi.

 

3. Donne che parlano di donne.
Una serie scritta e diretta da una donna con un cast quasi interamente femminile adattato da un libro scritto da una donna. Un evento più unico che raro. E non che perché scritta da una donna sia di maggior valore che con la firma di un uomo, ma permetteteci di dire che le signore di OITNB fanno molto bene il loro lavoro e tutto è estremamente realistico, doloroso, divertente e emozionante in un universo femminile che, per una volta, non è in un habitat narrativo “femminile” secondo stereotipo.

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Senza contare il fatto che per le donne il mestiere del cinema e della televisione è ancor più difficile che per i loro colleghi maschi, relegate come sono spesso a scrivere le linee romantiche di soap opera per un target femminile o a sgomitare per poter fare il loro lavoro senza essere giudicate propense solo a docureality sulle gravidanze adolescenziali. E vedere all’opera questo gruppo di professioniste è di per sé già uno spettacolo.

 

4. Di cosa parliamo con OITNB.
Orange tiene lo spettatore incollato allo schermo, il cast e le sceneggiature sono encomiabili. Così come  le storie anche le tematiche che vengono affrontate sono innumerevoli: la libertà privata, guardie che approfittando della propria posizione e manipolano sessualmente e non le detenute, aborti, omofobia, maternità in carcere e razzismo.

Mendez--oitnbNonostante OITNB sia una serie ben poco edulcorata piuttosto realistica e dove viene evitato accuratamente ogni tipo di retorica di certo non si può negare che alcune situazioni portino a riflettere su quanto la vita delle detenute sia ben più dura di quanto non si possa vedere nella serie.

In questa intervista su Vice, una detenuta che ha scontato la sua pena con la vera Piper, racconta:

In carcere le donne sono molto vulnerabili, e alcuni secondini ne approfittano. Prendono di mira queste donne con lo scopo dichiarato di avere dei rapporti sessuali […] In Orange is the New Black le scene delle visite sono rappresentate in modo totalmente diverso da come avvengono nella realtà. Per prima cosa, non ci sono tavolini, non ci si può sedere né tenere per mano. Ci sono solo delle sedie, e ci si siede uno accanto all’altro. Non puoi prendere in braccio tuo figlio, non puoi consolarlo abbracciandolo se si mette a piangere. E scorrono un sacco di lacrime in quelle stanze. Un sacco. Molte donne finiscono per tornare a vivere con i loro mariti, in situazioni di abuso e violenza domestica, perché sono disoccupate e senza un posto dove stare. Alcune finiscono per avere relazioni con gli spacciatori, magari le stesse persone che le hanno fatte arrestare, perché sono le uniche persone che conoscono e che possono trovare loro una sistemazione o dar loro dei soldi per trovarsene una. Avere una casa è fondamentale per le donne che escono dal carcere […] Il carcere faceva schifo. Il posto veniva pulito e imbiancato solo quando venivano gli ispettori, una volta l’anno. I bagni venivano bonificati dalle mosche e dai vermi. I letti sono a castello e si trovano nello scantinato, perciò le donne che dormono sul letto di sopra hanno i tubi a pochi centimetri dalla faccia. Quando pioveva forte, i tubi di scarico della cucina sgorgavano e portavano in superficie un sacco di rifiuti, tra cui gli scarichi dei bagni. Ci sono state volte in cui nei bagni non c’era acqua, e non potevamo scaricare. Una volta, io e un’altra donna ci siamo fatte la doccia all’aperto, semi-svestite, bagnandoci con la pioggia e sciacquandoci con un tubo di gomma. È stata la doccia migliore che abbia mai fatto in carcere […] le relazioni omosessuali erano vietate. Non si sgusciava nella cappella o nella biblioteca per fare sesso. Alcuni dei secondini erano a dir poco omofobi. Se due donne venivano beccate a fare sesso venivano mandate nel braccio speciale. In certi casi, le guardie carcerarie si assicuravano anche di dividere la coppia, facendo trasferire una delle donne in un’altra prigione.Le celle del braccio speciale sono chiuse da sbarre di metallo. Hanno un letto a castello e un lavandino che fungeva anche da water. La doccia si fa tre volte a settimana, e ti portano a farla ammanettata. La privacy non esiste, e devi assicurarti che i secondini maschi non siano nei paraggi quando esci dalla doccia.

Rispetto al libro da cui è tratta, la serie tv ha operato delle scelte meno dichiaratamente di denuncia del sistema penitenziario statunitense, basato sostanzialmente sull’imprenditoria privata e dunque alimentato dall’inasprimento delle pene per reati minori, come ben spiegato nel libro di Piper Kerman. E queste scelte ripagano, virando verso un sistema di relazioni interpersonali ben costruite e capaci di trasportare chi guarda anche al cuore di temi socio-politici importanti, attraverso le maglie dell’esperienza personale, fuori da stereotipi e luoghi comuni sul carcere, sulle donne, sulle lesbiche, sulle nere, sulle trans.

 

Fabiana e Laura

Una risposta a “4 buoni motivi per guardare Orange is the new Black”

  1. Qualche mese fa ho cominciato a vedere “Girls” grazie ad un vostro articolo e me ne sono innamorata. Credo che anche questa volta coglierò il vostro consiglio e guarderò questa serie che sembra davvero molto interessante!

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