10 modi in cui l’industria della bellezza ci dice che essere belle è essere bianche

Pensavo che il lucidalabbra rosa mi stesse malissimo perchè le mie labbra erano troppo grandi e che gli ombretti glitter sembrassero strani perché il colore della mia pelle era tutto sbagliato. Pensavo che il fondotinta fosse sempre della tonalità sbagliata perché non riuscivo a mescolare per bene le uniche due tonalità marroni che avevo trovato.Troppe volte mi sono guardata allo specchio e ho pensato “perché sono così brutta?

Non realizzavo che quel makeup non era stato creato per me – nè io ero vicino a quell’ideale di bellezza che vedevo nelle riviste o nei film.
[…] Sono sicura di non essere l’unica con dei ricordi di look imbarazzanti dell’adolescenza. Quei ricordi però non riguardano solo il makeup, vanno più a fondo – per molte ragazze iniziare a comprare prodotti di bellezza è infatti uno dei primi passi per imparare cos’è la bellezza e cosa significa.

I media mainstream, dagli show televisivi agli spot, dalle pubblicità sui giornali alle celebrità, hanno una grande influenza su come apprendiamo la bellezza negli USA. E’ uno standard impossibile da rispettare per ogni donna, persino per le modelle stesse che di certo non sono uguali alle loro immagini photoshoppate.

L’industria della bellezza guadagna molto dal convincerci che siamo troppo grasse, che il nostro seno è troppo flaccido o che non abbiamo la pelle abbastanza chiara – insomma, non siamo fatte abbastanza bene e dobbiamo compare qualcosa per migliorarci.

Nonostante chiunque possa truccarsi, a prescindere dal genere, la maggior parte dei prodotti sono indirizzati a donne. E le donne recepiscono messaggi molto forti su come il loro valore dipenda moltissimo dalla loro avvenenza.
Combinando questi messaggi con l’idea tossica che solo le donne bianche siano belle (quindi il colore della mia pelle è sbagliato, non il fatto che i fondotinta siano solo chiari), si comprende quanto dannosa sia l’industria della bellezza per le donne nere o comunque non bianche.

Non è solo il colore della pelle – abbiamo imparato anche che gli occhi considerati attraenti, i capelli, i nasi non sono quelli delle persone Latine, Asiatiche, Nere o Indigene.

Questi esempi mostrano quanto l’industria delle bellezza ci ripeta in continuazione che bello è bianco – e perché è importante che sia così.

1. Le donne che rappresentano la “bellezza” sono quasi esclusivamente bianche

Il modo più semplice per confermare che la nostra società creda che bello = bianco è guardare alle immagini più comunemente presentate per rappresentare le “belle donne”.
Date un’occhiata a Google Image, alle riviste di moda, alla pubblicità: è chiaro che vendere un’immagine di bellezza passa per le foto di donne bianche.

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I risultati di Google Image cercando “bellezza”

Un terzo della popolazione degli USA è nera, nativa americana, asiatica, di isole del Pacifico o Latina, ma un recente report della New York’s Fashion Week, uno degli eventi di moda più importanti al mondo, ha rivelato che le modelle sono per l’ 82.7% bianche, 9% asiatiche, 6% nere, and 2% Latine.
Le modelle di colore inoltre dichiarano che ai servizi fotografici e alle sfilate spesso i truccatori non sono nemmeno preparati o equipaggiati per lavorare sulla loro pelle.
La modella sudanese Nykhor Paul ha postato su Instagram una foto che la mostra costretta a portare i suoi trucchi su un set: in quanto modella nera, ha scritto, è stanca di non essere mai ingaggiata o di doversi “scusare” per la sua identità.

2. Per le donne di colore, la pelle più chiara vuol dire essere più belle

L’assenza di donne di colore nelle immagini di bellezza è anche più disturbante quando l’industria invece fa pubblicità rivolte alle donne nere e questo include spesso dirci che dovremmo avere la pelle più chiara.

Questo “colorism” dice alle donne che più scura è la pelle delle donne, più loro sono brutte. Il messaggio è sottolineato quando le compagnie usano mdoelle di colore dalla pelle chiara o modificano persone come Bwyoncé facendole sembrare più chiare nelle loro pubblicità.

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Molte delle creme schiarenti vendute sul mercato hanno tremendi effetti collaterali, incluse cicatrici e danni ai reni. Sono vendute prevalentemente in Paesi con alta percentuale di persone di colore, come l’India, dove quasi due terzi dei prodotti dermatologici sono dedicati allo schiarimento della pelle, mentre in Nigeria il 77% delle donne li usa.

Alcuni paragonano questo fenomeno alla moda dell’abbronzatura per le donne bianche, dicendo che l’erba del vicino è sempre la più verde: anche le donne con la pelle bianca vogliono essere più scure, giusto?
La differenza fondamentale però è che la maggior parte delle donne che si abbronzano non lo fanno per sembrare una persona di colore. Alcune lo fanno per avere un “look esotico”, e anche l’esotificazione è dannosa per le persone di colore. 

Quando si tratta di schiarire la pelle, il messaggio è chiaramente razzista: più sembrerai bianca, più bella sarai.

3. Le donne di colore con caratteristiche anglicizzate sono più considerate 

Cosa hanno in comune  Halle Berry, Jessica Alba e Zoe Saldana?
sono delle attrici di colore di successo considerate molto belle e ognuna di loro ha tratti sottili e pelle chiara.
Considerare la “bianchezza” come un valore influisce però non solo sul colore della pelle.
Si tratta anche di una serie di altre caratteristiche “anglicizzate” che associamo alle donne bianche: nasi più piccoli, labbra più sottili, curve meno prominenti.

[…] La nostra società basa l’idea di bellezza su cose come la “sezione aurea” che stabilisce che tratti come dimensione degli occhi, la larghezza del naso, la pienezza delle labbra e il tipo di capelli dicendo che le proporzioni della cosiddetta “bellezza universale” non includono caratteristiche non europee.
Così le caratteristiche che rispondono alla sezione aurea sono quelle che riconosciamo come belle.
C’è un modo di dire preciso che si riferisce al tipo di modelle nere che l’industria cerca: “deve essere una ragazza bianca immersa nel cioccolato”.

Le donne nere sono celebrate ovunque per la recenet visbilità di attrici come Lupita Nuyong’o o Viola Davis, non solo perché è così raro per le attrici nere esseri visibili ma anche perché è ancora più raro per donne con le loro caratteristiche essere considerate carine. Un reporter del New York Times ha rivelato i luoghi comuni sulla bellezza delle donne quando ha chiamato Viola Davis “una bellezza meno che classica”.
Viola Davis è splendida e il fatto che non sembri una bianca in un mare di cioccolata non la rende meno bella.

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4. Più lisci sono i capelli, meglio è 

Restiamo un attimo su Viola Davis. Quando il suo personaggio si è tolta la parrucca e ha mostrato i suoi capelli naturali in Le regole del delitto perfetto, le mie urla si sarebbero potute sentire in tutto il mondo.
Quel momento è stato immenso per le donne nere, perché è così raro che una donna nera, specialmente la protgonista di uno show di prima serata, davvero si presenti con i suoi capelli senza parrucche o senza piastra o stiraggio chimico.

Perchè i capelli afro naturali non sono considerati belli.[…] Alla annuale sfilata di Victoria’s Secret, considerata lo show con le modelle più belle del mondo, la modella dell’Angola Maria Borges ha recentemente fatto storia portando in passerella i suoi capelli naturali.
Pensateci: era la prima modella al mondo a mostrare che le donne nere non devono nascondere la vera natura dei loro capelli per sembrare belle.

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5. Più sono anglicizzati gli occhi, meglio è

Che cosa vuol dire avere begli occhi? Secondo l’industria della bellezza vuol dire avere occhi che sembrino più europei possibile.

Le donne asiatiche subiscono molta pressione perché i loro occhi appaiano “meno asiatici” come gli occhi che le modelle dell’Asia dell’est sono tenute ad avere. La pressione è così forte che alcune,come la cino-statunitense Julie Chen, optano per la chirurgia per cambiare la forma dei propri occhi.

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Nella sua carriera infatti le era stato detto di sembrare “troppo asiatica” e che non avrebbe mai avuto una sedia da presentatrice per via delle sue origini cinesi.

Lo standard di bellezza eurocentrico è così inserito nei nostri media che ricorrere alla chirurgia per una donna cinese vuol dire avere una possibilità di successo. Che è oltraggioso.
Questo standard crea assurde idee sulla bellezza, come il “complimento” rivolto a una donna “carina per essere un’asiatica”.
Commenti come questi mostrano che le persone davvero credono la bellezza sia una “cosa bianca” e le persone carine di colore sono solo eccezioni alla regola.

6. Gli occhi chiari sono considerati più belli di quelli scuri

Non è solo la forma degli occhi, anche il colore fa la differenza e colori come blu e verde spesso sono considerati i più belli, quindi i gruppi etnici che tendono ad avere occhi più scuri sono esclusi ancora una volta.
Non associamo pelle scura e occhi verdi. Quindi tra vendere lenti a contatto colorate e adorare donne con occhi chiari naturali, il colore degli occhi è un altro modo in cui le compagnie dicono alle donne di colore che devono ricercare la bianchezza per ottenere la bellezza. E’ solo un altro aspetto della “donna bianca immersa nel cioccolato”.[…]

7. La selezione di prodotti per donne di colore è limitato 

Ero una teenager, erano gli anni ’90 […] e non avevo idea che ci fosse una così ampia carenza di prodotti di bellezza per me da usare e che avrei combattuto per trovarli anche da adulta.

Le donne con la pelle scura che usano fondotinta, ad esempio, sapranno bene di cosa sto parlando: file e file di colori che vanno bene per varie tonalità di pelle chiara e non più di due o tre per la pelle marrone, nessuna delle quali è la tua tonalità.

Non partecipo mai a svendite di prodotti di bellezza perché posso ragionevolmente presumere che quello che è presentato come “un colore che va bene per tutte” di capelli, pelle o makeup sarà sicuramente rivolto solo a donne bianche.

Spesso sembra che noi non esistiamo nemmeno. Dobbiamo creare noi stesse i nostri prodotti o compagnie e il razzismo dell’industria comunque renderà impossibile decollare.[…]

8. Gli stessi look criticati per le donne di colore sono elogiati per le donne bianche

Niente spiega il concetto di doppio standard in questo caso come l’appropriazione culturale.

Dai copricapo ai mocassini, dai dreadlock alle treccine, dai bindi ai sari, ogni gruppo di persone ha una lunga storia di tradizioni culturali che dobbiamo combattere per mantenere attraverso colonizzazioni, razzismo e genocidi.
In termini di standard estetici, sembra come fosse stato sancito che il tuo stile tradizionale ti fa sembrare brutto, troppo etnico e per di più pericoloso.
Come la bambina nera di terza media che è stata espulsa dalla sua classe perché i suoi “poofy” (flaccidi) le davano un’aria non professionale, ad esempio.
[…] Allo stesso tempo però sulle riviste è pieno di donne bianche con copricapi nativo americani, dread e persino pettinature afro elogiate come “trendy”.
Questi sono solo alcuni degli esempi di donne di colore ostracizzate per lo stesso look che per le donne bianche è invece innovativo. Questo doppio standard poggia sul messaggio che un look è bello solo se lo indossa una donna bianca.

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9. Le compagnie usano razzismo per vendere i loro prodotti 

Se escludere le donne di colore dalle rappresentazioni di bellezza non fosse già abbastanza, molte compagnie aggiungono anche il danno alla beffa umiliando sempre le donne di colore con del razzismo nelle loro campagne di marketing.  

Dove, Benefit, Illamasqua – ma la lista delle compagnie con pubblicità razziste potrebbe andare molto avanti.
[…] Gli incidenti razzisti avvengono così spesso, in un’industria così centrata sulla bianchezza, che sostenere siano tutti errori innocenti non convince più.
E a prescindere dalle intenzioni, in ogni caso l’impatto di queste rappresentazioni è ancora un grande problema.[…]

10. Chi si schiera contro il razzismo è penalizzato nell’industria della bellezza 

Per risolvere questo problema, dobbiamo sradicare lo standard estetico eurocentrico. E ci sono molti ostacoli su questa strada. Le persone nell’industria, ad esempio, rischiano la loro carriera se ne parlano.

Modelle come Naomi Campbell, Iman eTyson Beckford hanno raggiunto lo status di superstar, molto raro per modelle di colore, e tutte parlano dell’orribile razzismo con il quale hanno dovuto convivere lungo tutto il loro percorso.
Nel 2007, dopo decine di anni, Campbell ad esempio, insieme ad altre modelle nere, ha fatto pressione sull’industria per combattere il razzismo.
Sono necessarie superstar riconosciute perché si possano creare alleanza capaci di parlare di questi temi senza paura di perdere il proprio lavoro. Per le modelle meno conosciute però è spesso troppo rischioso come ha scoperto Iman quando ha provato a recrutare modelle nere per fare una copertina “Black girls rule”: è stato molto difficile convincerle a partecipare.

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[…]La vera bellezza è soggettiva e siamo tutte belle a modo nostro. Non dobbiamo certo riferirci a un’industria della moda razzista per riconoscere la nostra bellezza. 

Ma è difficile sentirsi belle quando l’industria ha così tanto potere nel predisporre gli standard della società su quello che vuol dire “bellezza”.
Senza contare che il concetto di bellezza in sé è così potente per donne e ragazze che la nostra autostima è condizionata dalla nostra apparenza a ogni mossa.
Per le donne di colore, lo standard di bellezza occidentale eurocentrico crea un odio verso se stesse.
Ci viene detto che per essere belle dobbiamo cambiare utilizzando prodotti chimici per allisciare i capelli, chirurgia plastica e creme schiarenti tossiche.

Lupita Nyong’o ha parlato di questo impatto, dicendo:

Ricordo quando mi sono sentita non bella. Accendevo la televisione e vedevo solo pelle bianca. Sono stata presa in giro e umiliata per la mia pelle color notte. E le mie uniche preghiere per Dio, per un miracolo, erano che io potessi svegliarmi bianca

Ci sono tante altre donne e ragazze che sperano nello stesso miracolo e per nasi più piccoli, occhi più grandi, labbra più sottili. Non sanno la verità: hanno già raggiunto il miracolo della bellezza, combattendo il concetto razzista di bellezza di questa industria con il loro splendore.

Questo articolo è apparso su Everyday Feminism il 3 gennaio 2016
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